domenica 12 luglio 2009

I TRIBUNALI ECCLESIASTICI (da "I fratelli Karamazov")

Nelle pagine iniziali del romanzo si discute a proposito delle tesi del libro "Fondamenti della giustizia ecclesiastica" e della risposta polemica data ad esse da Ivan K. in un articolo che lo ha reso popolare.

Le tesi fondamentali del libro sono: 1) l'amministrazione della giustizia civile e penale non deve appartenere alla Chiesa 2) il regno della Chiesa non è di questo mondo. La Chiesa non può pretendere, per la sua natura, di sostituirsi al mondo, dunque ne può essere solo un elemento; non vi è quindi una mescolanza fra Chiesa e mondo; la Chiesa rinuncia alle sue pretese di istituire un Regno.

La tesi di Ivan K. (condivisa dai due ieromonaci) è invece che la Chiesa miri a costituirsi come Regno, a includere in sé tutto lo Stato, sia pure come obiettivo ideale. In uno Stato ecclesiastico, poi, la Chiesa avrebbe da fare ben altro che tagliare teste e infliggere altre pene. Il male infatti sarebbe espulso; chi infatti compisse atti criminosi, si porrebbe non tanto contro gli uomini, ma contro Cristo: chi potrebbe mai ardire a tanto ?
Ma se anche ora esistessero dei tribunali ecclesiastici, la concezione del delitto e della pena sarebbe molto diversa da quella di uno Stato laico; si mirerebbe non all'amputazione del membro infetto, ma alla rigenerazione dell'individuo, alla sua resurrezione, alla sua salvezza.

Interviene ora lo starec Zosima: anche adesso la presenza della Chiesa è un freno al malaffare, anzi l'unico freno, poiché i principi a cui essa si ispira risiedono nell'interiorità dell'individuo, nella voce della sua coscienza. Egli propone dunque un'identificazione fra precetti religiosi e coscienza morale.

Il giudizio della Chiesa sul bene e sul male è l'unico che racchiude in sé la verità; lo Stato infatti definisce un delitto in base a norme che mirano solamente a tutelare privilegi e soprusi dei più forti sui più deboli e non gli interessa l'idea del bene (che è poi l'idea di ciò che l'uomo è veramente, la sua intima essenza cristiana), che invece interessa alla Chiesa. La legge dello Stato è estrinseca all'individuo, cerca di imporgli qualcosa di ostile, mentre la legge religiosa è intrinseca all'uomo; dunque l'uomo che ha sbagliato può riconoscerla come sua e può ravvedersi. La Chiesa ama tutti gli uomini, anche i malfattori, perché li ritiene tutti partecipi ,anche se spesso ignari, del Regno di Dio e delle sue leggi; lo Stato odia i malfattori, perché essi non possono condividere le sue leggi molto spesso ingiuste.

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