"TUTTE LE COSE DA NOI RITENUTE GRANDI E IMPORTANTI NON HANNO NIENTE DA FARE CON QUELLO CHE E' LA FORZA INTIMA DELLA NOSTRA VITA"
(pp.222, ed. Einaudi, trad. A.Rho)
Il facoltoso finanziere Arnheim, con propensione all'umanesimo, è sconvolto dalla prorompente bellezza della trentenne Ermelinda Tuzzi (Diotima) ("una venere greca, ma più in carne"), moglie insoddisfatta di un grigio (benchè in vista) diplomatico di corte.
"Dal momento in cui si Arnheim era accorto che il seno di quella meravigliosa donna che aveva letto i suoi libri sull'anima era sollevato e mosso da un potere inequivocabile, si era sentito invadere da un turbamento a lui finora ignoto". E il potere inequivocabile che muove il seno della donna è la stessa "forza intima della vita" che non "ha niente a che fare" con "tutte le cose da noi ritenute grandi e importanti".
Arnheim, che parte per Vienna "per capriccio", mosso da "qualcosa come un'ispirazione improvvisa", si trova coinvolto nell'Azione Parallela , e ciò lo induce "a una disposizione dell'animo fantasiosa e illogica come un sogno, le cui contraddizioni non sfuggivano alla sua intelligenza pratica".
Egli si considera come "in vacanza dalla ragione, e il suo genio degli affari lo puniva di quella evasione nel mondo delle fiabe". La malinconia di Arnheim è la punizione che la legge del dovere impone alla sua intima natura.
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